DESIGN SPRINT - Federica Pecoraro e Matteo Botto

Intervista a Federica Pecoraro e Matteo Botto di Fightbean 1. Ciao Federica e Matteo, benvenuti! Prima di tutto vi chiedo di presentarvi. Innanzitutto grazie mille per averci dedicato questo spazio. Siamo Matteo Botto e Federica Pecoraro e siamo entrambi founding partners di Fightbean, uno studio di Experience Design con sede a Torino, specializzato in User Experience Design e User Interface Design. Personalmente lavoriamo da diversi anni nel settore, e siamo attivi da 5 come Fightbean. Di recente ci siamo specializzati nell’utilizzo della metodologia del Design Sprint, che usiamo come arma segreta per creare dei prodotti digitali non soltanto belli e funzionali, ma soprattutto giusti. 2. Per chi non conoscesse le metodologie del Google Design Sprint, potete spiegare in cosa consiste? Il Design Sprint è un workshop partecipativo pensato per progettare, validare o migliorare un prodotto digitale, come una web-app, un’app nativa, un servizio B2B o B2C online. Nell’arco di quattro giorni si lavora insieme al cliente per ottenere progressi tangibili, prototipando e testando con utenti reali le possibili soluzioni ai problemi del progetto, rendendolo un vero strumento di business e riducendo i rischi di produzione. 3. Sono affascinata da questa metodologia: dove l'avete imparata? Avete seguito un corso specifico? Il libro di Jake Knapp, “Sprint”, è quello che ci ha fatto avvicinare a questa metodologia. Dopo averla sperimentata su alcuni progetti interni, abbiamo poi seguito un workshop con lo stesso Jake Knapp a Bologna, che ci ha aiutato a smarcare alcuni dubbi che avevamo a riguardo. Anche le risorse disponibili sul sito di AJ&Smart, studio berlinese specializzato in Design Sprint, sono state fondamentali per interiorizzare il metodo. Oltre a questo, è un sistema davvero semplice ed intuitivo, la maggiorparte delle cose si imparano facendolo. Basta avere il coraggio di staccarsi dal computer e buttarsi. Una cosa che può decretare il successo o l’insuccesso di uno Sprint è comunque la preparazione del team. Sia il facilitatore che l’intero team devono organizzarsi prima dell’inizio dei 5 giorni: studiare il cliente, provare i tempi, pensare già a possibili soluzioni per riempire i buchi durante il workshop. Al resto ci penserà il metodo. 4. Partendo dal libro Jake Knapp, questa metodologia è un processo che si sviluppa in di 5 giorni, pensate che sia possibile riuscire a ridurre il tempo e le giornate per dar vita allo stesso processo? Certo, in realtà noi stiamo già seguendo la metodologia proposta da AJ&Smart, che prevede 4 giorni di Sprint, dei quali solo 2 con il cliente. È perfetta perchè comprime al massimo i tempi, senza rinunciare a nulla, e impegna il cliente per poco tempo, che è sempre una cosa positiva. Inoltre questo nuovo metodo è stato approvato da Jake in persona. Quello che abbiamo imparato è che il metodo dello Sprint non è scolpito nella roccia: a seconda del tipo di cliente con cui devi lavorare si possono apportare lievi modifiche. Ad esempio il libro di Jake è stato scritto per un tipo di Sprint dedicato alle startup, ma quando il metodo viene spostato alle logiche agenzia-cliente le dinamiche sono completamente diverse, e degli aggiustamenti sono d’obbligo. L’importante è che alcune semplici regole non vengano toccate: essere severi con i tempi, avere il commitment di tutti gli stakeholders, non utlizzare device sono alcune di queste. 5. In base alle vostre esperienze, potete raccontarci casi reali o di studio in cui avete applicato la metodologia del Google Design Sprint? Abbiamo applicato la metodologia sia con Startup che con grandi aziende e il risultato è stato sempre positivo. Orangogo, una startup torinese dedicata al mondo dello sport, ci ha commissionato un progetto veramente interessante: creare un motore di ricerca degli sport in Italia. Lo Sprint è stato utile sia per impostare un restyling completo della piattaforma, sia per formare nuove figure professionali che entrassero a far parte del team e portassero avanti quanto imparato durante il workshop. L’ultimo progetto è stato invece per l’azienda Edenred. Con loro abbiamo lavorato al portale Welfare , un progetto che l’azienda trascinava avanti da più di un anno senza avere risultati tangibili. All’inizio erano scettici, visti i loro trascorsi, ma alla fine dei quattro giorni volevano abbracciarci: avevamo costruito una base solida, condivisa, testata con gli utenti, da cui partire per futuri sviluppi e da poter presentare internamente. Niente male no?
Realizziamo qualcosa di straordinario insieme!
Siamo consulenti prima che partner, scrivici per sapere quale soluzione si adatta meglio alle tue esigenze. Potremo trovare insieme la soluzione migliore per dare vita ai tuoi progetti.